Territorio

Come abbiamo già avuto modo di dire il Complesso Termale Vescine si adagia su una lussureggiante collina in un territorio selvaggio e ricco di colori…

Tutta la zona circostante, tuttavia, si può anche descrivere come una terra dagli scorci paesaggistici indimenticabili, dove il clima mite, la vicinanza al mare, la presenza di dolci e verdi colline, del vulcano spento di Roccamonfina, di boschi e di valli, e il susseguirsi di piccoli paesi e incantevoli arroccamenti di impronta medievale, ne fanno una delle zone del basso Lazio più suggestive e spettacolari del territorio italiano. Un vero e proprio paradiso tutto da scoprire che presenta un equilibrio tra uomo e ambiente ancora completamente intatto e dove resistono e convivono aspetti di singolare folklore, tradizione e sagre paesane. Spiccano inoltre, nelle vicinanze, bellezze straordinarie come le Grotte di Pastena, il Monastero di monte Cassino o la spettacolare e fortificata città di Minturno.

ABBAZIA DI MONTECASSINO

Fondata nel 529 da san Benedetto da Norcia sul luogo di un’antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo, situato a 519 metri sul livello del mare, l’Abbazia di Montecassino, ha subito nel corso della sua storia una alterna vicenda di distruzioni, saccheggi, terremoti e successive ricostruzioni.

Nel 581, durante l’invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del Santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Poi, dal 643 i monaci trovarono ospitalità dalla comunità di San Colombano a Bobbio e in seguito nei vari monasteri ed abbazie colombaniane in Italia ed in Europa, diffondendo enormemente le comunità benedettine.

Ricostruita intorno al 717 sotto l’impulso di Petronace di Montecassino, l’abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949.

Per tutto il medioevo, l’abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, che trascrissero e conservarono molte opere dell’antichità. Testimonianze storiche del più alto interesse e di sicura validità sono state raccolte e tramandate a Montecassino: dai primi preziosi documenti in lingua volgare ai famosi codici miniati cassinesi, ai preziosi e rarissimi incunaboli.

Distrutta da un terremoto nel 1349 e nuovamente ricostruita nel 1366, l’abbazia assunse nel XVII secolo l’aspetto tipico di un monumento barocco napoletano, grazie anche alle decorazioni pittoriche di numerosi artisti tra i quali Luca Giordano, Francesco Solimena, Francesco de Mura, Giovanni de Matteis.

In queste forme era giunto fino a noi l’antico monastero prima che nel febbraio del 1944, durante la seconda fase della battaglia di Monte Cassino, un bombardamento massiccio delle forze alleate lo distruggesse nuovamente.

La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture distrutte. Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956, sotto la direzione dell’ingegner Giuseppe Breccia Fratadocchi, che realizzò una ricostruzione dell’interno.

GAETA

Gaeta è stata luogo di vacanze sin dall’epoca romana: si tratta di una magnifica cittadina sul litorale laziale ricca di storia e cultura.
La città ha avuto un importante ruolo nelle vicende storiche italiane.
Il castello Angioino-Aragonese fu sede di numerosi papi e reali e le sue segrete ospitarono personaggi illustri come Giuseppe Mazzini che vi fu incarcerato nel 1870. Qui resti romani, medievali, ma anche roccaforti borboniche e influenze moresche convivono armoniosamente, ricordando i momenti di splendore della città. Per millenni Gaeta fu un porto militare importantissimo, con una fortezza sottoposta ad assedi e successive occupazioni.
Gaeta oltre a cultura e storia offre ai turisti una bellissima zona di mare: ha sul suo territorio 7 spiagge diverse per conformazione e per ampiezza dell’arenile e della battigia.
Tra tutte la spiaggia di Serapo, situata sull’istmo in pieno centro urbano e con servizi di qualità, raccolta nella sua conca e protetta dal promontorio a sud, è veramente unica al mondo, per la larghezza dell’arenile, per la finezza della sabbia e per il suo biancore.

Da Vedere: Vicino al castello c’è il promontorio di Monte Orlando alto circa 170 metri a picco sul mare con le sue splendide falesie calcaree; da visitare la spettacolare Montagna Spaccata e La Grotta del Turco.
In tutta l’area vi sono reperti archeologici tra cui vi segnaliamo il Mausoleo di Lucio Munazio Planco che combatté insieme a Giulio Cesare in Gallia.
Altre cosa da vedere sono:
il Campanile di S. Erasmo (1148-1300), monumento arabo-normanno alto 57 metri, il Sepolcreto Marittimo (età di Adriano Imperatore), il Palazzo Civico (1700), il Padiglione e Villa Reale (1800), la Cinta Muraria e Bastioni (1500-1800),
Palazzo S. Giacomo (1500), Palazzo Cardinal De Vio (1529), resti Romani di Villa Marco Filippo, Villa Faustina, Villa Munazio Planco, Villa Atratina, Villa Gneo Fontejo e del Porto di Antonino Pio.
Da visitare anche la Pinacoteca di Palazzo De Vio al cui interno vi sono dipinti e tavole del periodo XI-XVIII secolo. In una delle sale di può ammirare lo splendido “Stendardo della Battaglia di Lepanto” (1571), attribuito a Girolamo Siciolante di Sermoneta.

ISOLE PONTINE

Le isole Ponziane (anche dette isole Pontine) sono un arcipelago del Mar Tirreno, al largo delle coste del golfo di Gaeta, di circa 12 km², con una popolazione complessiva di circa 4000 abitanti (ponziani), che nel periodo estivo diventano molti di più a causa di un intenso movimento turistico.

L’arcipelago comprende sei isole maggiori divise in due gruppi principali:
gruppo di nord-ovest: Isola di Ponza, Isola Palmarola, Isola di Zannone, Isola di Gavi.
gruppo di sud-est: Isola di Ventotene, Isola di Santo Stefano.

Le isole sono raggiungibili in traghetto o aliscafo da Formia, Anzio, Terracina, San Felice Circeo e, nella stagione estiva, anche da Ischia, Napoli e Pozzuoli.

PONZA
Ponza è la maggiore delle Isole Ponziane ed è situata nel Golfo di Gaeta (nel Mar Tirreno), 21 miglia nautiche a sud di Capo Circeo; ha una superficie di 7,5 km² ed è quasi completamente montuosa, sovrastata al centro dai monti Core (201 m), Tre Venti (177 m) e Pagliaro (177 m), raggiunge la massima altitudine con i 280 m del monte Guardia, posto all’estremità meridionale dell’isola.
Le sue spiagge sono frastagliate e per lo più rocciose, composte da caolino e tufi, a dimostrazione (insieme con i numerosi crateri vulcanici spenti ma tutt’oggi riconoscibili) dell’origine vulcanica dell’isola. La presenza di grotte sottomarine e di scogliere richiamano ogni anno migliaia di appassionati subacquei, oltre ovviamente a bagnanti, che prediligono la celebre spiaggia di Chiaia di Luna (a sud-ovest), circondata da un’alta scogliera a picco sul mare.

PALMAROLA
L’isola di Palmarola si trova a circa 10 km ad ovest di Ponza ed è la terza isola per grandezza dell’arcipelago ponziano, dopo Ponza e Ventotene. Chiamata anche “la Forcina” per la sua forma, prende in realtà il nome dalla palma nana, unica palma originaria dell’Europa, che cresce selvatica sulla sua superficie.
L’isola è una riserva naturale e, grazie al suo aspetto incontaminato, e alla varietà delle sue coste è considerata una tra le più belle isole del mondo. Abitata solo nel periodo estivo, diventa luogo di ritiro per i ponzesi che, sfuggendo alla caotica Ponza, si rifugiano nelle case grotta, tipiche abitazioni scavate nella roccia di Palmarola. Oltre alle case grotta le uniche costruzioni dell’isola si incontrano a Cala del Porto, il solo approdo di Palmarola; qui troviamo infatti due piccoli ristoranti e la villa delle sorelle Fendi, custodita durante l’anno da quello che si può definire l’unico vero abitante dell’isola. A Palmarola fu esiliato e morì papa Silverio, Santo patrono del comune di Ponza che viene festeggiato il 20 giugno. Lo “scoglio di San Silverio” accoglie sulla sua sommità una piccola cappella che la tradizione popolare narra sia sorta sui resti della forzata residenza del Santo.

ZANNONE
L’isola di Zannone è la più settentrionale delle Isole Ponziane, e per estensione (0,9 km²) la terz’ultima dell’arcipelago (più piccole sono Santo Stefano e Gavi). Sorge a nord-est di Ponza, nel mar Tirreno.
Sede di un monastero cistercense di cui restano importanti ruderi (Arianna Viola, Il monastero di Santo Spirito di Zannone, in Rivista cistercense, XX, 2003, pp. 67–84), è ora abitata solo nel periodo estivo dai due guardiani del faro, situato sull’estremità settentrionale dell’isola (Capo Negro). Dal 1979 l’isola è stata ricompresa nel Parco Nazionale del Circeo, data la sua rilevanza naturalistica. In effetti, data la scarsissima presenza umana nel corso della storia a Zannone (sono state rinvenute solo tracce antropiche risalenti alla preistoria), l’isola è sede di interessanti endemismi floristici e faunistici.

GAVI
L’Isola di Gavi è una piccola isola compresa nell’arcipelago Pontino (o Ponziano). Situata a soli 120 metri da Ponza, ha una lunghezza di circa 700 metri ed è larga circa 350 metri, il punto più alto è circa 101 metri sul livello del mare.

VENTOTENE
Ventotene ha una forma allungata, misura circa 3 chilometri ed un’altitudine massima di 139 metri. L’Isola di Santo Stefano si trova a circa 2 chilometri ad est, mentre l’Isola di Ponza è a 40 chilometri a nord-ovest.
Ventotene era conosciuta ed abitata anche al tempo dei greci e Romani, i quali usavano chiamarla Pandataria o Pandateria (Παντατηρια in greco antico).
Divenne famosa perché fu il luogo in cui prima Augusto esiliò la figlia Giulia (resti di villa Giulia a Punta Eolo), poi l’imperatore Tiberio esiliò la nipote Agrippina nel 29 d.C. e più tardi l’imperatore Nerone esiliò sua moglie Ottavia, dopo averla ripudiata. Agrippina maggiore morì sull’isola di fame (probabilmente per ordine dell’imperatore Tiberio stesso) nel 33 d.C.
Del periodo romano a Ventotene sono rimaste diverse rovine di ville e acquedotti, il porto antico e le peschiere modellate nelle rocce vulcaniche di tufo.
Durante il periodo fascista, precisamente dal 1941 al 1943, sull’isola furono confinati numerosi antifascisti di tutte le tendenze, nonché persone considerate non gradite dal regime. Tra gli altri Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi. Furono proprio questi ultimi due antifascisti a scrivere sull’isola, nella primavera del 1941, l’importante documento Per un’Europa libera e unita. Progetto di Manifesto diventato noto come Manifesto di Ventotene. Nel documento la federazione degli Stati d’Europa, sul modello statunitense, viene indicata come l’unica soluzione per la salvezza della civiltà europea: da allora in poi gli ‘Stati Uniti d’Europa’ cessano di essere un oggetto di interesse filosofico o culturale ma diventano obiettivo politico concreto.

SANTO STEFANO
Santo Stefano fa geograficamente parte delle Isole ponziane. Come il resto dell’arcipelago, l’isola ha origine vulcanica ed ha una forma circolare di meno di 500 metri di diametro, con un’estensione di circa 27 ettari. Nel periodo romano l’isola aveva diversi nomi, tra cui Partenope, Palmosa, Dommo Stephane e Borca e fu scarsamente abitata. Le scogliere ripide, infatti, hanno sempre reso difficile l’approdo, possibile solo in 4 punti, da scegliere a seconda dei venti.
Al momento l’isola è disabitata e di proprietà privata. Si trova a circa 2 chilometri ad est di Ventotene. L’unico edificio presente su di essa è un carcere (edificio circolare) con 99 celle fatto costruire nel periodo borbonico (circa 1794–95) da Ferdinando IV ed in uso fino al 1965.

MINTURNO

La città di Minturnae (Minturno) sorgeva lungo il percorso della via Appia, presso il fiume Garigliano. Le sue origini risalgono ad un centro ausone, appartenente alla Pentapoli Aurunca. Un culto particolare vigeva per la ninfa Marica – “la dea dell’acqua che brilla sotto la luce del sole”, ma anche la dea “che distrugge, infuria, consuma, inaridisce” – in onore della quale era stato eretto, verso la fine del sec. VI a.C., un tempio in tufo, che fu poi riattato in muratura alla fine del I secolo dai Romani. Sconfitto il popolo aurunco nel 340 a.C., i romani presero possesso del territorio. Fu rifondata come colonia romana e al suo ager apparteneva l’area tra i Monti Aurunci e il Tirreno, comprendente una zona residenziale sulla costa dell’odierna Scauri (già Pirae), con estese villae maritimae, e una zona agricola e produttiva, lungo il fiume e sulle colline, dove si trovavano diverse villae rusticae o fattorie. Come detto presso la foce del Garigliano sorgeva il bosco sacro della dea Marica.

Nelle paludi dell’antica Minturnae trovò rifugio, nell’88 a.C., il console Gaio Mario, tallonato dagli uomini del rivale Silla. I magistrati locali ordinarono la sua uccisione per mano di uno schiavo cimbro. Il condottiero riuscì a sfuggire alla morte, dopo aver intimorito il germanico.

La città venne distrutta probabilmente dai Longobardi tra il 580 e il 590.

Dopo la distruzione di Minturnae, gli abitanti si rifugiarono sul colle vicino, fondando il centro di “Traetto” o “Traietto”. Il toponimo deriva dalla scafa che univa le due sponde del Garigliano. Nell’VIII secolo venne fondato il Patrimonium Traiectum, cioè la città divenne centro di un latifondo gestito da un diacono dipendente direttamente dal Papa. Sotto il potere pontificio, Traetto fu cinta da mura, ma venne distrutta, nell’883, da Saraceni venuti per lo più dalla Sicilia musulmana e che si stabilirono nella piana del Garigliano, vennero poi scacciati nel 915 dalla lega voluta da Papa Giovanni X.

Passata sotto il controllo di Gaeta, la città fu di nuovo distrutta dagli Ungari. In seguito ebbe propri feudatari e, alla fine del X secolo, fu donata all’Abbazia di Montecassino. Nel 1061 l’ Abate Desiderio concesse agli abitanti le chartae libertatis, (carte di franchigia). Dopo essere stata conquistata dai Normanni di Sicilia, nel XIII secolo passò ai Conti dell’Aquila di Gaeta e poi ai Caetani quando divennero titolari della contea di Fondi, di cui Traetto faceva parte. Fu donata a Prospero Colonna che aveva combattuto nel 1503 da parte francese nella battaglia del Garigliano, con cui iniziò il dominio spagnolo in Italia meridionale. Dal 1690 al 1806, anno in cui fu abolito il sistema feudale, la città fu tenuta dai Conti Carafa. Durante l’occupazione napoleonica, nel giorno di Pasqua del 1799, fu assalita ed espugnata dalle truppe franco-polacche, nell’ambito delle ritorsioni verso le città che fiancheggiavano Fra’ Diavolo: morirono 349 traettesi, nonché molti abitanti dei paesi limitrofi.

Il 13 luglio 1879 Traetto riprese l’antico nome di Minturno.

NAPOLI

Napoli è il terzo comune italiano per popolazione dopo Roma e Milano, ed è il cuore di un’area metropolitana ad elevata densità abitativa, tra le più popolose d’Italia e d’Europa.

È situata in posizione pressoché centrale sull’omonimo golfo, tra il Vesuvio e l’area vulcanica dei Campi Flegrei. Il suo patrimonio artistico e architettonico è tutelato dall’UNESCO, che nel 1995 ha incluso il centro storico di Napoli, il più vasto d’Europa, tra i siti del patrimonio mondiale dell’umanità.

Fu fondata dagli abitanti di Cuma nel 475 a.C. come Neapolis in una zona più bassa rispetto ad un insediamento precedente, fondato nel VII secolo a.C. da coloni greci. Annoverata tra le principali città della Magna Graecia, nel corso della sua storia Napoli ha visto il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.

Dopo l’Impero romano, nel VII secolo la città formò un ducato autonomo, indipendente dall’Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni fu capitale del Regno di Napoli. Da Napoli, agli inizi del XV secolo, sotto Ladislao I di Durazzo, partì il primo tentativo di riunificazione d’Italia; successivamente la città divenne il centro politico dell’Impero aragonese. Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è, dal basso medioevo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente.

Già capitale del Regno delle due Sicilie, dopo l’annessione al Regno d’Italia soffrì un relativo declino socio-economico, diffuso in tutto il meridione d’Italia. A Napoli si trova Villa Rosebery, che dal 1932 al 1946 fu la residenza estiva di Casa Savoia e che attualmente è una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica.

POMPEI

Nel II secolo a.C. la coltivazione intensiva della terra e la conseguente massiccia esportazione di vino ed olio portarono nella città grande agiatezza ed un alto tenore di vita: basterebbe ricordare la ricchezza di alcune case ed il loro lussuoso arredamento. La Casa del Fauno, ad esempio, può rivaleggiare in ampiezza (quasi 3000 m²) persino con le più famose dimore reali ellenistiche.

Nell’autunno del 79 d.C. Pompei fu vittima di una forte eruzione del Vesuvio. La città fu sommersa da una pioggia di cenere e lapilli che cadde ininterrotta fino a formare uno strato di almeno una decina di metri.

Dei reperti bizantini forniscono la prova che esisteva anche un piccolo insediamento nel Medioevo. La Pompei moderna fu fondata dopo la costruzione del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Il Santuario fu consacrato nel 1891. Personaggio di assoluto rilievo fu Bartolo Longo, proclamato beato il 26 ottobre 1980 da papa Giovanni Paolo II. Sono almeno otto milioni all’anno i turisti di Pompei: circa quattro milioni vi giungono per visitare gli Scavi ed oltre quattro per visitare il Santuario (stima molto prudente: infatti è più attendibile una tra cinque e sei milioni per il solo Santuario).

La città di Pompei ha origini antiche quanto quelle di Roma, infatti la gens Pompeia discendeva da uno dei primi popoli italici, gli Osci. Solo dopo la metà del VII secolo a.C., un primitivo insediamento si stabilì sul luogo della futura Pompei: forse non un abitato vero e proprio, ma più probabilmente un piccolo agglomerato intorno al nodo commerciale che vedeva l’incrocio di tre importanti strade, ricalcate in piena epoca storica dalle vie provenienti da Cuma, da Nola e da Castellammare di Stabia.

Venne conquistata una prima volta dalla colonia greca di Cuma tra il 525 e il 474 a.C. Strabone riporta che Pompei fu conquistata dagli Etruschi, notizia che alla luce dei recenti scavi diventa sempre più attendibile.

La battaglia persa dagli Etruschi nelle acque di fronte a Cuma contro Cumani e Siracusani (metà del V secolo a.C.), portò Pompei sotto l’egemonia greca. Probabilmente a questo periodo risale la fortificazione dell’intero altopiano con mura di tufo che racchiudevano oltre sessanta ettari, anche se la città vera e propria non raggiungeva nemmeno i dieci ettari d’estensione.

Nel IV secolo Pompei si trovò coinvolta nelle Guerre sannitiche (al termine delle quali Roma rimase signora incontrastata di tutta la Campania) e si vide costretta ad accettare la condizione di socia dell’Urbe, conservando comunque autonomia linguistica ed istituzionale. È al IV secolo che risale il primo regolare impianto urbanistico della città la quale, intorno al 300 a.C., ricevette la nuova fortificazione in calcare del Sarno.

PALAZZO REALE DI CASERTA

Il Palazzo reale di Caserta fu voluto da Carlo III di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli ed al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale ad eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l’entroterra, nell’area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli.

Il sovrano si rivolse all’architetto Luigi Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo III ottenne dal papa di poter incaricare l’artista e nel frattempo acquistò l’area necessaria dal duca Michelangelo Gaetani.

Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell’area urbana circostante, con l’approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l’annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.

Il progetto si inseriva nel più ampio piano politico di Carlo III, che voleva spostare le principali strutture amministrative dello Stato a Caserta, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di oltre 20 km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo stesso palazzo reale non fu completato della cupola e delle torri angolari previste inizialmente.

ROMA

Roma è il comune più popoloso e più esteso d’Italia ed è tra le maggiori capitali europee per grandezza del territorio; per antonomasia, è definita l’Urbe e la Città eterna.

Nel corso della sua trimillenaria storia, è stata la prima grande metropoli dell’umanità, cuore di una delle più importanti civiltà antiche, che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, l’arte, l’architettura, la filosofia, la religione, il diritto, i costumi dei secoli successivi; fu capitale dell’Impero romano, che estendeva il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e gran parte dell’Europa, e dello Stato Pontificio, sottoposto al potere temporale dei Papi.

È la città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo; il suo centro storico delimitato dal perimetro delle mura aureliane, sovrapposizione di testimonianze di quasi tre millenni, è espressione del patrimonio storico, artistico e culturale del mondo occidentale europeo, nel 1980, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Roma, cuore della cristianità cattolica, è l’unica città al mondo ad ospitare al proprio interno uno stato straniero, l’enclave della Città del Vaticano: per tale motivo è spesso definita capitale di due Stati.